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mercoledì 2 maggio 2012

UNA PIACEVOLE LETTURA


SCARPA, TIZIANO,
Venezia è un pesce.
Feltrinelli
 
Ha avuto una bella idea, l'editore Feltrinelli, a riproporre - riveduta ed ampliata - l'iniziativa editoriale di Paravia, che, nel 1998, aveva pubblicato "In gita a Venezia con Tiziano Scarpa". Si tratta di una guida letteraria, come si usava in altre epoche, che tuttavia non ha solo lo scopo di suggerire itinerari più o meno turistici, ma anche di fornire un ritratto, più antropologico che artistico, della città natale dell'autore. L'edizione feltrinelliana si compone di due parti e di un intermezzo: la prima adempie, a suo modo, all'impegno contratto con il sottotitolo, suggerendo nove quasi-itinerari ripartiti in altrettante "sezioni" corporali: piedi, gambe, cuore, mani ecc. Coerentemente con l'idea già espressa nei suoi lavori letterari, Tiziano Scarpa conferisce al corpo un ruolo centrale nell'esperienza del mondo.
Nel caso specifico, suggerisce che l'esperienza di Venezia non debba essere monopolizzata da una minoranza di storici dell'arte, ma che risponda invece, nonostante il rischio di schizofrenia, all'esigenza di un corpo frantumato: frantumato anch'esso, così come, secondo Scarpa, si frantumerà Venezia, per la mortale sua ridondanza estetica. Dunque, suggerisce Scarpa - sulle orme di un certo Calvino -, vi è una Venezia esperita dai piedi, una agognata dal cuore, una patita dal naso e dalle gambe, una bramata dalle mani ecc. Questo nella prima parte. La seconda, invece, propone un'antologia di esercizi letterari aventi Venezia come oggetto: in buona parte si tratta di scritti dello stesso autore, con la piacevole aggiunta di un brano, tradotto dallo stesso Tiziano Scarpa, di Guy de Maupassant, e di un testo inedito di Diogo Mainardi. L'intermezzo, infine, offre una rassegna bibliografica delle opere letterarie a cui l'autore, nella prima parte, ha fatto riferimento.
Rivolgendosi a una graziosa candidata turista, Scarpa propone una guida, un manuale di orientamento pratico, quotidiano e immediato in cui c'è posto per aneddoti personali o popolari e per curiosità varie; l'opera, insomma, è apparentemente estranea alla mitologia più o meno decadente di cui sappiamo. Ma ciò che colpisce è, tuttavia, proprio la dimensione mitologica del libro.
Tiziano Scarpa, nato e cresciuto a Venezia, ritrae Venezia come un organismo primitivo e avvolgente, materno: e misterioso, come ogni origine. Venezia è un pesce, "è dalla notte dei tempi che naviga". Come si può non vedere nell'immagine del pesce mitologico quella del mare, cioè dell'origine - materna per definizione? L'origine, qui, è la salvezza perchè mette in atto il nostro desiderio di perderci, di smarrirci, di confonderci. "Il primo e unico itinerario che ti suggerisco ha un nome. Si intitola: "A caso". Sottotitolo: "Senza meta". Si tratta di smarrirsi, di perdersi, di girovagare senza uno scopo, senza un perchè, lasciandosi risucchiare in questo organismo originario. "La salvezza viene dall'origine", afferma l'autore; in essa non v'è "nessun Minotauro" - "nessun mostro acquattato che aspetta di divorare la propria vittima". Si tratta, evidentemente, del sogno di chi si è allontanato, di chi è partito. Coloro che restano, quasi sempre, hanno sogni diversi.

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